domenica 19 maggio 2013

Guida all'installazione di Gentoo: installazione del sistema base.

gentoo logo muccaEffettuare il chroot.

Per scaricare rapidamente i codici sorgenti si raccomanda di selezionare un mirror rapido. Portage cerca in make.conf la variabile GENTOO_MIRRORS ed utilizza i mirror in essa elencati.

È possibile visitare la lista dei mirror e cercare uno o più mirror vicini, visto che spesso sono i più rapidi. È anche possibile utilizzare uno strumento chiamato mirrorselect che fornisce una comoda interfaccia per la selezione dei mirror preferiti. Ci si può semplicemente posizionare sui mirror di propria scelta e premere spazio.

Utilizzo di mirrorselect per la variabile GENTOO_MIRRORS 
# mirrorselect -i -o >> /mnt/gentoo/etc/portage/make.conf

Una seconda impostazione importante è la variabile SYNC di make.conf. La variabile contiene il server rsync che si desidera utilizzare al momento di aggiornare l'albero di Portage, ovverosia la collezione di ebuild e script che contengono tutte le informazioni necessarie a scaricare ed installare il software. Sebbene sia possibile impostare manualmente un server SYNC, mirrorselect può farlo automaticamente:

Selezionare un mirror rsync tramite mirrorselect. 
# mirrorselect -i -r -o >> /mnt/gentoo/etc/portage/make.conf

Dopo l'esecuzione di mirrorselect è consigliabile controllare la correttezza delle impostazioni in /mnt/gentoo/etc/portage/make.conf !
Nota: Se si vuole impostare manualmente un server SYNC in make.conf, è consigliabile controllare l'elenco dei server mirror della comunità per individuare quelli geograficamente più vicini a sè. Si raccomanda di sceglierne uno a rotazione, per esempio rsync.us.gentoo.org, piuttosto che sceglierne uno singolo. Questo aiuta a suddividere il carico e fornisce un meccanismo di sicurezza nel caso uno specifico mirror sia offline.
gentoo servidores replica

Copiare le informazioni del DNS.

C'è ancora una cosa da fare prima di poter entrare nel nuovo ambiente, si devono copiare le informazioni del DNS in /etc/resolv.conf. Questo passo è necessario per fare in modo che la rete funzioni ancora, anche dopo esser entrati nel nuovo ambiente. /etc/resolv.conf contiene i nameserver per la rete.


Copiare le informazioni del DNS.
(L'opzione "-L" serve per assicurarsi di non copiare un link simbolico) # cp -L /etc/resolv.conf /mnt/gentoo/etc/

Montare i filesystem necessari.

Di qui a poco sarà necessario spostare la directory root nella nuova posizione. Per essere certi che il nuovo ambiente funzionerà correttamente, occorre rendere disponibili alcuni file system anche in tale nuova posizione.

Montare il filesystem /proc su /mnt/gentoo/proc per permettere all'installazione di usare informazioni fornite dal kernel anche dentro l'ambiente in cui si è effettuato il chroot; montare poi tramite bind i filesystem /dev e /sys.


Montare /proc e /dev
# mount -t proc none /mnt/gentoo/proc # mount --rbind /sys /mnt/gentoo/sys # mount --rbind /dev /mnt/gentoo/dev

Entrare nel nuovo ambiente.

Adesso che tutte le partizioni sono pronte e che l'ambiente di base è installato, è arrivato il momento di entrare nel nuovo ambiente di installazione effettuando il chroot. Significa che ci si sposta dall'attuale ambiente di installazione (CD di Installazione o altre modalità di installazione) al sistema di installazione nel proprio sistema (nelle partizioni create).

Il chroot è costituito di tre parti. Nella prima si cambia root, da / (sul supporto di installazione) a /mnt/gentoo (nelle partizioni create), usando chroot. Nella seconda si crea un nuovo ambiente usando env-update, il quale inizializza le variabili di ambiente. Nella terza si caricano queste variabili in memoria, con source.

Chroot nel nuovo ambiente.
# chroot /mnt/gentoo /bin/bash # env-update >> Regenerating /etc/ld.so.cache... # source /etc/profile # export PS1="(chroot) $PS1"

Congratulazioni! Da adesso si è dentro Gentoo Linux. Naturalmente la fine dell'installazione è lontana, poiché mancano ancora alcune sezioni.

Qualora dovesse sorgere l'esigenza di accedere all'ambiente di chroot da un altro terminale, tutto ciò che occorre fare è eseguire nuovamente le instruzioni precedenti.

gentoo_sources

Configurazione di Portage.

Aggiornare Portage.

Si procede ora all'aggiornamento di Portage tramite il comando emerge --sync.


Aggiornare Portage.
# emerge --sync (Se si sta usando un terminale lento come alcuni framebuffer o una console seriale si può utilizzare l'opzione --quiet per ridurre l'output) # emerge --sync --quiet

Se si è dietro ad un firewall che blocca il traffico rsync è possibile usare emerge-webrsync che scarica ed installa una immagine completa di Portage.

Se si riceve l'avviso che è disponibile una nuova versione di Portage e che si dovrebbe aggiornarlo, è necessario eseguire quest'operazione immediatamente tramite il comando emerge --oneshot portage.

Innanzitutto qualche definizione.

Il profilo è una parte integrante di ciascun sistema Gentoo. Non solo specifica i valori predefiniti per USE, CFLAGS ed altre impostanti variabili, ma posiziona il sistema all'interno di un certo intervallo di versioni di pacchetti. Il profilo viene mantenuto dagli sviluppatori Gentoo.

In precedenza il profilo non doveva essere modificato dall'utente. Tuttavia esistono situazioni in cui può essere necessario optare per un cambio di profilo.

È possibile visualizzare l'attuale profilo in uso con il seguente comando:


Visualizzare il profilo del sistema.
# eselect profile list Available profile symlink targets: [1] default/linux/x86/10.0 * [2] default/linux/x86/10.0/desktop [3] default/linux/x86/10.0/server

Come è possibile notare, per alcune architetture sono inoltre disponibili i sottoprofili desktop e server.

L'esecuzione di eselect profile list visualizzerà tutti i profili disponibili.

Dopo aver consultato i vari profili disponibili per la propria architettura, è possibile sceglierne uno differente, se lo si desidera.


Cambiare profilo.
# eselect profile set 2



gentoo portage


Nota: Il sottoprofilo developer è specifico per operazioni riguardanti lo sviluppo di Gentoo Linux. Non è pensato per aiutare a preparare degli ambienti generali di sviluppo.

Configurare la variabile USE.

USE è una delle variabili più potenti che Gentoo fornisce agli utenti. Molti programmi possono essere compilati con o senza il supporto opzionale per certi elementi. Per esempio, alcuni programmi possono essere compilati con il supporto per gtk, o con il supporto per qt. Altri con o senza il supporto per SSL.

Alcuni programmi possono essere compilati con il supporto per il framebuffer (svgalib), anziché con quello per X11 (server X).

La maggior parte delle distribuzioni compila i propri pacchetti con il maggior numero possibile di supporti, aumentando le dimensioni dei programmi e il tempo di avvio, per non parlare dell'enorme quantità di dipendenze. Con Gentoo si può definire con quali opzioni un pacchetto deve essere compilato. Questa è la funzione di USE.

Nella variabile USE si definiscono delle parole chiave (keyword) che vengono poi tradotte in opzioni di compilazione. Per esempio, ssl abilita il supporto ssl nei programmi che lo supportano. -X (notare il trattino davanti) rimuove il supporto per il server X. gnome gtk -kde -qt4 abilita i programmi al supporto gnome (e gtk), ma non a quello kde (e qt), rendendo il sistema ottimizzato per GNOME.

Le impostazioni predefinite di USE sono conservate nel file make.defaults del proprio profilo. I file make.defaults si trovano nella directory a cui punta il collegamento /etc/portage/make.profile e in tutte le directory a pari livello. L'impostazione USE che viene utilizzata in modo predefinito è la somma di tutte le USE in tutti i file make.defaults. Ciò che viene specificato

in /etc/portage/make.conf è considerato rispetto alle impostazioni predefinite. Se si aggiunge qualcosa alle impostazioni di USE, lo si aggiunge anche all'elenco predefinito. Se si rimuove qualcosa dalle impostazioni di USE (mettendo un trattino davanti), lo si rimuove anche dall'elenco predefinito (se era nell'elenco). Non si deve cambiare mai nessuna opzione nella directory /etc/portage/make.profile; in quanto essa viene sovrascritta quando si aggiorna Portage.


Vedere le flag USE disponibili.
# less /usr/portage/profiles/use.desc (È possibile muoversi con le frecce ed uscire con 'q')

Come esempio ecco le impostazioni di USE per un sistema basato su KDE, e con il supporto per DVD, ALSA e masterizzazione CD:


Si apre /etc/portage/make.conf
# nano -w /etc/portage/make.conf

Impostazioni USE.
USE="-gtk -gnome qt4 kde dvd alsa cdr"

Ricerca personalizzata

 
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sabato 18 maggio 2013

Guida all'installazione di Gentoo: come copiare i file di installazione.


gentoo logo muccaInstallazione di uno stage.
Impostare la data e l'ora.
 
Prima di continuare è necessario controllare la data e l'ora ed aggiornarle. Un orologio impostato male può portare problemi in futuro.
Per visualizzare l'ora e la data attuali eseguire date:
 

Verificare la data e l'ora. 
# date Tue Jan 17 12:59:00 UTC 2012

Se la data o l'ora fossero errate, è possibile aggiornarle utilizzando il comando date MMDDhhmmCCYY ( dove M è il mese, D è il giorno, h l'ora, m il minuto, C il secolo e Y l'anno). A questo punto è consigliabile impostare l'ora UTC, è possibile regolare il fuso orario (timezone) in seguito. Ad esempio per impostare la data al 17 gennaio 2012 e l'ora alle 12:59:

Impostare data e ora in UTC. 
# date 011712592012
 
Il passo successivo consiste nell'installazione dello stage3 sul sistema. Il comando uname -m può essere utile per capire che tipo di stage è necessario utilizzare, dato che fornisce informazioni sull'architettura del sistema.
 
I CD minimali ed i LiveDVD di installazione non contengono alcun archivio stage3.
 
Usare lo stage da Internet.
Scaricare lo stage.
Andare al punto sul quale si è montato il filesystem (molto probabilmente /mnt/gentoo):

Andare al punto di mount di Gentoo. 
# cd /mnt/gentoo
 
Secondo la modalità di installazione scelta sono disponibili un paio di strumenti per scaricare lo stage. Se si ha links, allora si può visitare immediatamente la lista dei mirror di Gentoo e scegliere un mirror vicino: digita links http://www.gentoo.org/main/en/mirrors.xml e premi invio.
 
Se non si dispone di links, si dovrebbe poter almeno contare su lynx. Se è necessario un proxy, esportare le variabili http_proxy e ftp_proxy:
gentoo stage

Impostare i proxy per lynx. 
# export http_proxy="http://proxy.server.com:port" # export ftp_proxy="http://proxy.server.com:port"

D'ora in poi si suppone che l'utente utilizzi links.
 
Selezionare un mirror vicino; generalmente uno di tipo HTTP è sufficente ma sono anche disponibili mirror che utilizzano protocolli differenti. Spostarsi nella directory releases/x86/autobuilds/. Si dovrebbero vedere tutti gli stage disponibili per l'architettura desiderata, eventualmente suddivisi in sottodirectory a seconda della sottoarchitettura. Selezionarne uno e premere D per scaricarlo. Quando si è finito, premere Q per chiudere il browser.
 
La maggior parte degli utenti PC dovrebbero utilizzare lo stage3 stage3-i686-<release>.tar.bz2. Tutti i PC moderni vengono considerati i686. Se si utilizzasse una macchina più vecchia è possibile consultare la lista dei processori compatibili i686 su Wikipedia. I processori vecchi come i Pentium, K5, K6, o Via C3 e simili richiedono il più generico stage3 x86. Processori più vecchi del 486 non sono supportati.
 
Cercare i mirror con links. 
# links http://www.gentoo.org/main/en/mirrors.xml (Se si necessita di proxy in links:) # links -http-proxy proxy.server.com:8080 http://www.gentoo.org/main/en/mirrors.xml

Assicurarsi di scaricare un archivio stage3, le installazioni con stage1 o stage2 non sono più supportate (e nella maggior parte dei casi non si trovano più sui mirror).
 
Se si desidera controllare l'integrità dello stage scaricato, usare openssl e confrontare l'output con i checksum forniti sul mirror. I digest file contengono diversi checksum, ciascuno dei quali è stato ottenuto da un algoritmo specifico. Quelli consigliati sono SHA512 e Whirlpool.
 
Determinare l'integrità dello stage scaricato. 
## Calcolo del checksum SHA512 # openssl dgst -r -sha512 stage3-i686-<release>.tar.bz2 oppure # sha512sum stage3-i686-<release>.tar.bz2 ## Calcolo del checksum Whirlpool # openssl dgst -r -whirlpool stage3-i686-<release>.tar.bz2

Ora occorre confrontare l'output dei comandi precedenti con i valori memorizzati all'interno dei file .DIGESTS, anche questi disponibili sui mirror. I valori devono corrispondere esattamente, altrimenti il file scaricato potrebbe essere corrotto (oppure ad essere corrotti sono i digest file).
 
Estrazione dello stage.
Decomprimere ora lo stage nel sistema. Utilizzare l'utility tar per procedere poichè risulta essere il metodo più facile:
 
Estrazione dello stage. 
# tar xvjpf stage3-*.tar.bz2

Assicurarsi di usare le stesse opzioni (xvjpf). La x sta per Estrarre, la v per Verbose e mostra ciò che accade nel processo di estrazione (opzionale), la j per Decomprimere con bzip2, la p per Conservare i permessi e la f per denotare che si vuole estrarre un file, non un input standard.
 
Configurare le opzioni di compilazione.
 
Per ottimizzare Gentoo, si possono impostare alcune variabili che hanno effetto sul comportamento di Portage. Tutte queste variabili possono essere impostate come variabili di ambiente (usando export), ma non in modo permanente. Per mantenere le impostazioni, Portage fornisce il file di configurazione /etc/portage/make.conf. È il file da modificare adesso.

Nota: Un elenco commentato di tutte le variabili possibili si trova in /mnt/gentoo/usr/share/portage/config/make.conf.example. Ma per una installazione di Gentoo è soltanto necessario impostare le variabili che sono menzionate sotto.
Utilizzare il proprio editor preferito (in questa guida si usa nano) per poter cambiare le variabili di ottimizzazione che di cui si sta trattando.
Aprire /etc/portage/make.conf 
# nano -w /mnt/gentoo/etc/portage/make.conf

Come è evidente, il file make.conf.example è strutturato in modo molto semplice: le righe commentate iniziano con "#", le altre righe definiscono le variabili, usando la sintassi VARIABILE="valore". Molte di queste variabili vengono trattate in seguito.
CFLAGS e CXXFLAGS
 
Le variabili CFLAGS e CXXFLAGS definiscono le opzioni di ottimizzazione per i compilatori C e C++ rispettivamente di gcc. Anche se qui vengono definite in generale, le massime prestazioni si ottengono quando si impostano le variabili separatamente per ogni programma perchè ogni programma è differente.
 
In make.conf si dovrebbero definire le impostazioni di ottimizzazione che si ritiene possano rendere il sistema più reattivo in generale. Non mettere impostazioni sperimentali in questa variabile; troppa ottimizzazione può far funzionare male i programmi (crash, o peggio ancora, malfunzionamento).
Non vengono spiegate tutte le possibili opzioni di ottimizzazione. Chi volesse conoscerle, legga il Manuale Online GNU o la pagina di informazioni gcc (info gcc funziona solo su un sistema Linux). Lo stesso file make.conf.example contiene molti esempi e informazioni da consultare.
 
Una prima impostazione è la flag -march= o -mtune=, che specifica il nome dell'architettura. Le possibili opzioni sono descritte nel file make.conf.example (come commenti). Uno dei valori più comunemente usati è native, che comunica al compilatore di selezionare come architettura target quella del sistema in uso (quello cioè sul quale si sta effettuando l'installazione).
 
Una seconda impostazione è la flag -O (o maiuscola, non zero), che specifica la classe di ottimizzazione di gcc. Possibili classi sono s (per ottimizzazioni sulla dimensione), O (per nessuna ottimizzazione), 1, 2 o perfino 3 per ulteriori ottimizzazioni sulla velocità (ogni classe ha le stesse flag di quella precedente, più alcune aggiuntive). -O2 è quanto viene raccomandato come impostazione predefinita. È risaputo che l'ottimizzazione -O3 causa gravi problemi se usata a livello globale nel sistema, pertanto si consiglia vivamente di rimanere fermi all'ottimizzazione -O2.
 
Un'altra flag di ottimizzazione molto usata è -pipe (vengono usate le 'pipe' piuttosto che i file temporanei, per la comunicazione tra le varie fasi di compilazione). Non ha impatto sul codice generato, ma usa della memoria aggiuntiva. In alcuni sistemi con poca memoria, gcc potrebbe venire interrotto generando degli errori; in tal caso, non usare questa flag.
 
L'utilizzo di -fomit-frame-pointer (che non tiene il puntatore al frame per funzioni che non ne hanno bisogno) potrebbe avere serie ripercussioni nel caso sia necessario effettuare il debug dell'applicazione.
Quando si definiscono CFLAGS e CXXFLAGS, si dovrebbero mettere insieme molte flag di ottimizzazione. I valori predefiniti contenuti nello stage3 che si è decompresso dovrebbero essere già sufficienti. Il seguente è solo un esempio:

gentoo signal
Definizione delle variabili CFLAGS e CXXFLAGS 
CFLAGS="-O2 -march=i686 -pipe" 
# Usare le stesse impostazioni per entrambe le variabili CXXFLAGS="${CFLAGS}"

Nota: Si consiglia inoltre di leggere la Guida all'Ottimizzazione della Compilazione per ulteriori informazioni su come le varie opzioni di compilazione possono influenzare il proprio sistema.
MAKEOPTS
Con MAKEOPTS si definisce quante compilazioni parallele possono essere eseguite durante l'installazione di un pacchetto. Una buona scelta è il numero di CPU (o i core della/e CPU) nel sistema più uno, ma non è detto che sia sempre l'impostazione migliore. 
MAKEOPTS per un normale sistema con 1 CPU
MAKEOPTS="-j2"

 
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Guida all'installazione di Gentoo: preparazione dei dischi.

gentoo logo muccaIntroduzione ai dispositivi a blocchi.

Dispositivi a blocchi.

Si dà ora un'occhiata approfondita agli aspetti relativi ai dischi in Gentoo Linux e in Linux in generale, tra cui i filesystem Linux, le partizioni e i dispositivi a blocchi. Quindi, una volta acquisita familiarità con i dischi e i filesystem, si viene guidati attraverso il processo di configurazione delle partizioni e dei filesystem per l'installazione di Gentoo Linux.

Per cominciare, si introducono i dispositivi a blocchi. Il dispositivo a blocchi più famoso è probabilmente quello che rappresenta la prima unità IDE in un sistema Linux, /dev/sda. I dischi SCSI e Serial ATA vengono entrambi etichettati come /dev/sd*; anche i dischi IDE sono etichettati come /dev/sd* con il nuovo framework libata nel kernel. Se si sta usando un vecchio framework per le periferiche, allora il primo disco IDE sarà /dev/hda.

I dispositivi a blocchi rappresentano un'interfaccia astratta ai dischi. I programmi utente possono usare questi dispositivi a blocchi per interagire con i dischi, senza doversi chiedere se si tratta di unità IDE, SCSI o di qualsiasi altro tipo. Il programma può semplicemente indirizzare la memorizzazione su disco attraverso dei blocchi contigui, accessibili in modalità casuale, e di dimensione pari a 512 byte ciascuno.
gentoo particiones1
Partizioni.
Nonostante sia possibile usare un intero disco per il sistema Linux, ciò non è quasi mai messo in pratica. Invece, i dispositivi a blocchi del disco sono divisi in parti più piccole e più maneggevoli. Sui sistemi x86 queste parti sono chiamate partizioni.

Le partizioni sono divise in tre tipi: primarie, estese e logiche.

Una partizione primaria è una partizione che ha le sue informazioni memorizzate nel MBR (master boot record). Poichè MBR è molto piccolo (512 byte), possono essere definite solo quattro partizioni primarie (per esempio, da /dev/sda1 a /dev/sda4).

Una partizione estesa è una speciale partizione primaria (cioè deve essere una delle quattro), che contiene altre partizioni. In origine non esisteva una tale partizione, ma poichè quattro partizioni erano troppo poche, è stata data la possibilità di estendere lo schema di formattazione senza perdere la compatibilità.

Una partizione (volume) logica è una partizione compresa dentro la partizione estesa. Le informazioni di una partizione logica non sono posizionate nel MBR, ma sono dichiarate nella partizione estesa.

Memorizzazione avanzata dei dati.

I CD di Installazione x86 forniscono anche supporto per LVM2. LVM2 aumenta la flessibilità della propria configurazione di partizioni. Durante le istruzioni di installazione ci si concentra sulle partizioni tradizionali ma è opportuno sapere che anche LVM2 è supportato.
4.b. Impostare uno schema di partizionamento

Schema di partizionamento predefinito

Se non si è interessati a elaborare uno schema di partizionamento per il sistema, si può usare quello di questo Manuale:
Partizione
Filesystem
Grandezza
Descrizione
/dev/sda1
ext2
32M
Partizione di boot
/dev/sda2
(swap)
512M
Partizione swap
/dev/sda3
ext3
Resto dello spazio su disco
Partizione root
Se si è interessati ad avere informazioni su quanto dovrebbe essere grande una partizione primaria (o volume logico), o anche su quante partizioni si ha bisogno, seguono alcuni suggerimenti.

Numero e dimensione delle partizioni.
Il numero delle partizioni dipende fortemente dal proprio ambiente. Per esempio, se si hanno molti utenti su una stessa macchina, molto probabilmente si desidera tenere separate le directory /home, aumentando così la sicurezza e rendendo più facile il backup. Se si sta installando Gentoo per utilizzarlo come mailserver, /var dovrebbe essere separata poichè tutta la posta viene memorizzata in essa. Una buona scelta del filesystem è quella che massimizza le prestazioni. I gameserver è bene che abbiano una partizione separata per /opt, visto che la maggior parte dei server di gioco sono installati lì. La stessa cosa vale per /home: sicurezza e backup. E' importante che /usr sia grande a sufficienza, perchè contiene oltre a tutte le applicazione anche l'archivio di Portage che occupa da solo 500MB, esclusi i sorgenti.

Come si è visto, molto dipende da cosa si desidera realizzare. Partizioni o volumi separati hanno i seguenti vantaggi:
  • Si può scegliere il filesystem con maggiori prestazioni per ogni partizione o volume
  • L'intero sistema non può esaurire lo spazio libero se uno strumento malfunzionante scrive all'infinito su una partizione od un volume
  • Nel caso si rendano necessari, i controlli sul filesystem sono ridotti, poichè possono essere condotti in parallelo diverse analisi (questo vantaggio è più per i dischi multipli che per le partizioni multiple)
  • La sicurezza può essere aumentata montando alcune partizioni o volumi in sola lettura, nosuid (i bit setuid vengono ignorati), noexec (i bit executable sono ignorati) etc.
Anche le partizioni multiple hanno però degli svantaggi: se non sono configurate correttamente, si potrebbe avere un sistema con moltissimo spazio libero in una partizione e niente più spazio in un'altra. Un altro inconveniente è che partizioni separate - specialmente per punti di montaggio importanti come /usr o /var - spesso richiedo all'amministratore di avviare il sistema con un initramfs per montare le partizioni stesse prima che altri script di avvio siano eseguiti. Tuttavia questo non accade sempre, perciò il risultato può essere vario.

C'è inoltre un un limite di 15 partizioni per SCSI e SATA.

Come esempio di partizionamento, ecco quello di un disco da 20Gb, usato come un laptop di dimostrazione (contenente webserver, mailserver, gnome, ...):

gentoo particiones2
Esempio di uso del filesystem.
$ df -h Filesystem Type Size Used Avail Use% Mounted on /dev/sda5 ext3 509M 132M 351M 28% / /dev/sda2 ext3 5.0G 3.0G 1.8G 63% /home /dev/sda7 ext3 7.9G 6.2G 1.3G 83% /usr /dev/sda8 ext3 1011M 483M 477M 51% /opt /dev/sda9 ext3 2.0G 607M 1.3G 32% /var /dev/sda1 ext2 51M 17M 31M 36% /boot /dev/sda6 swap 516M 12M 504M 2% <not mounted> (Spazio non partizionato per uso futuro: 2 Gb)

/usr è quasi pieno (83% dello spazio già in uso), ma una volta installato tutto il software, non cresce molto. Sebbene allocare diversi GigaByte per /var possa sembrare eccessivo è opportuno ricordare che Portage utilizza questa locazione per compilare i pacchetti. Se si desidera mantenere /var su una dimensione ragionevole di 1GB è necessario modificare la variabile PORTAGE_TMPDIR in /etc/portage/make.conf in modo da farla puntare ad una partizione grande a sufficienza per compilare grossi software, quali OpenOffice.

Usare fdisk per partizionare il disco.

Importante: Se si intende avere partizioni più grandi di 2T, si vada alle istruzioni Usare parted per partizionare il disco invece di queste. fdisk non è in grando di manipolare grandi partizioni.

La parte seguente spiega come creare lo schema di partizione di esempio descritto precedentemente usando fdisk.

L'organizzazione delle partizioni dell'esempio è stata descritta in precedenza:

Partizione
Descrizione
/dev/sda1
Partizione di boot
/dev/sda2
Partizione swap
/dev/sda3
Partizione root

Cambiare le partizioni in base alle proprie impostazioni.

Eseguire fdisk.
# fdisk /dev/sda
Si visualizzerà un prompt come questo:

Prompt di fdisk.
Command (m for help):

Digitare p per visualizzare le attuali partizioni presenti sul disco:


Un esempio di partizionamento.
Command (m for help): p Disk /dev/sda: 240 heads, 63 sectors, 2184 cylinders Units = cylinders of 15120 * 512 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/sda1 * 1 14 105808+ 83 Linux /dev/sda2 15 49 264600 82 Linux swap /dev/sda3 50 70 158760 83 Linux /dev/sda4 71 2184 15981840 5 Extended /dev/sda5 71 209 1050808+ 83 Linux /dev/sda6 210 348 1050808+ 83 Linux /dev/sda7 349 626 2101648+ 83 Linux /dev/sda8 627 904 2101648+ 83 Linux /dev/sda9 905 2184 9676768+ 83 Linux Command (m for help):

Questo disco è configurato per avere sette filesystem Linux (chiamati "Linux" nelle corrispondenti partizioni) e una partizione swap (chiamata "Linux swap").

Rimuovere tutte le partizioni.

Si procede ora alla rimozione dal disco di tutte le partizioni esistenti. Digitare d per eliminare una partizione. Per esempio, per eliminare /dev/sda1:

Eliminare una partizione.
Command (m for help): d Partition number (1-4): 1

E' stata memorizzata l'eliminazione della partizione. Non verrà più visualizzata se si digiterà p, ma non sarà eliminata fino a quando non si salveranno i cambiamenti. Se si è commesso un errore e si vuole uscire senza salvare, digitare q e invio e la partizione non verrà rimossa.

Ora, se si desidera effettivamente eliminare tutte le partizioni sul sistema, digitare p per visualizzare l'elenco delle partizioni, e poi digitare d seguito dal numero della partizione, per eliminarle. Il risultato è una tabella con nessuna partizione:

Tabella con nessuna partizione.
Disk /dev/sda: 30.0 GB, 30005821440 bytes 240 heads, 63 sectors/track, 3876 cylinders Units = cylinders of 15120 * 512 = 7741440 bytes Device Boot Start End Blocks Id System

gentoo particiones
Command (m for help):

Ora che la tabella è vuota, si è pronti a creare le partizioni. Come esempio, si fa riferimento allo schema di partizionamento visto precedentemente: non si deve seguire queste istruzioni alla lettera se non si desidera implementare lo stesso schema.

Creare la partizione di boot.

Per prima cosa, creare una piccola partizione di boot. Digitare n per creare una nuova partizione, poi p per selezionare una partizione primaria, seguito da 1 per selezionare la prima partizione primaria. Quando si visualizza il prompt per il primo cilindro, premere enter. Quando si visualizza il prompt per l'ultimo cilindro, digitare +32M per creare una partizione di 32 Mbyte ed impostarla come avviabile.

Creare la partizione di boot.
Command (m for help): n Command action e extended p primary partition (1-4) p Partition number (1-4): 1 First cylinder (1-3876, default 1): (Premere Enter) Using default value 1 Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1-3876, default 3876): +32M

Quando si digita p, si dovrebbe vedere la seguente partizione:

Partizione di boot creata.
Command (m for help): p Disk /dev/sda: 30.0 GB, 30005821440 bytes 240 heads, 63 sectors/track, 3876 cylinders Units = cylinders of 15120 * 512 = 7741440 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/sda1 1 14 105808+ 83 Linux

E' necessario rendere questa partizione avviabile. Digitare a e selezionare 1 per rendere avviabile questa partizione. Se si preme di nuovo p, si noterà che un * è stato posto nella colonna "Boot".

Creare la partizione swap.

Si procede ora alla creazione della partizione swap. Per farlo, digitare n per creare una nuova partizione, poi p per dire a fdisk che si desidera creare una partizione primaria. Digitare 2 per creare la seconda partizione primaria, /dev/sda2. Quando si visualizza il prompt per il primo cilindro, premere invio. Quando si visualizza il prompt per l'ultimo cilindro, digitare +512M per creare una partizione di 512MB. Dopo aver fatto questo, digitare t per impostare il tipo di partizione, 2 per selezionare la partizione che si è creata e infine 82 per impostare il tipo di partizione a "Linux Swap". Finiti questi passaggi, digitando p si dovrebbe avere una tabella partizionata simile a questa:

Elenco delle partizioni dopo aver creato la partizione swap.
Command (m for help): p Disk /dev/sda: 30.0 GB, 30005821440 bytes 240 heads, 63 sectors/track, 3876 cylinders Units = cylinders of 15120 * 512 = 7741440 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/sda1 * 1 14 105808+ 83 Linux /dev/sda2 15 81 506520 82 Linux swap

Creare la partizione root.

Si procede ora alla creazione della partizione root. Digitare n per creare una nuova partizione, poi p per dire a fdisk che si vuole una partizione primaria. Digitare 3 per creare la terza partizione primaria, /dev/sda3. Quando si visualizza il prompt per il primo cilindro, premere invio. Quando si visualizza il prompt per l'ultimo cilindro, premere enter per creare una partizione che occupi il resto dello spazio su disco. Infine, digitando p si dovrebbe avere una tabella partizionata simile a questa:

Elenco delle partizioni dopo aver creato la partizione root.
Command (m for help): p Disk /dev/sda: 30.0 GB, 30005821440 bytes 240 heads, 63 sectors/track, 3876 cylinders Units = cylinders of 15120 * 512 = 7741440 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/sda1 * 1 14 105808+ 83 Linux /dev/sda2 15 81 506520 82 Linux swap /dev/sda3 82 3876 28690200 83 Linux

Salvare lo schema delle partizioni.

Per salvare lo schema delle partizioni e uscire da fdisk, digitare w.

Salvare e uscire da fdisk.
Command (m for help): w

gentoo particiones3

Usare parted per partizionare il disco.

In questo capitolo si verrà guidati alla creazione dello schema di partizioni dell'esempio descritto precedentemente nelle istruzioni. A differenza del capitolo precedente, questa volta verrà descritto il metodo da usare usando parted. Sia parted che fdisk offrono le stesse funzioni, quindi se si sono fatte partizioni con fdisk in precedenza, si può saltare questa sezione e continuare con Creare i filesystem.

Lo schema di partizioni usato nell'esempio è mostrato nella seguente tabella:

Partizione.
Descrizione
/dev/sda1
Partizione di boot
/dev/sda2
Partizione di swap
/dev/sda3
Partizione root

Modificare lo schema di partizioni in base alle proprie preferenze.

Il programma parted è una variante più moderna di fdisk. Offre un'interfaccia più semplice per il partizionamento del disco e supporta partizioni molto grandi (più di 2T). Eseguire parted sul proprio disco (nel nostro esempio, usaimo /dev/sda:

Eseguire parted.
# parted /dev/sda GNU Parted 2.3 Using /dev/vda Welcome to GNU Parted! Type 'help' to view a list of commands.

Per valutare tutte le opzioni offerte da parted, scrivere help e premere INVIO. Per ora, continueremo chiedendo a parted di mostrarci le partizioni attualmente in uso nel disco selezionato. Per questo scopo si può usare il comando print.

Un esempio di configurazione di partizioni mostrata da parted.
(parted) print Model: SCSI Block Device Disk /dev/sda: 21.5GB Sector size (logical/physical): 512B/512B Partition Table: msdos Number Start End Size Type File system Flags 1 512B 2148MB 2148MB primary ext4 2 2148MB 3222MB 1074MB primary linux-swap(v1) 3 3222MB 21.5GB 18.3GB primary lvm

Facoltativo: impostare l'etichetta GPT.

Molti dischi nei sistemi x86/amd64 sono preparati con l'etichetta msdos. Tuttavia, se si intende creare partizioni molto grandi (2T o più), bisogna usare l'etichetta gpt (la GUID Partition Table) per il proprio disco. Usando parted, questo può essere fatto con mklabel gpt:


Avvertenza: Cambiare il tipo di partizione rimuoverà tutte le partizioni dal proprio disco. Tutti i dati nel disco andranno perduti.


gentoo ficheros

Impostare l'etichetta GPT.
(parted) mklabel gpt

Rimuovere tutte le partizioni.

Se non è stato fatto prima (ad esempio atraverso l'perazione precedente mklabel o perché il disco è stato appena formattato), inizieremo con la rimozione dal disco delle partizioni esistenti. Digitare rm <number> dove <number> è la partizione che si desidera rimuovere.

Rimuovere una partizione dal disco.
rm 2

Ripetere l'operazione per tutte le partizioni di cui non si ha bisogno. Attenzione, però, a non fare errori in questa fase - parted esegue modifiche immediate (a differenza di fdisk, che le esegue successivamente, consentendo di eseguire un "undo" prima di salvare o uscire da fdisk).

Creare le partizioni.

Ora si possono creare le partizioni definite in precedenza. Creare le partizioni con parted non è molto difficile - tutto quello che occorre è informare parted riguardo alle seguetni impostazioni:

  • Il tipo di partizione da usare. Il tipo è generalmente primary nel caso in cui non si intenda avere più di 4 partizioni (con l'etichetta msdos). altrimenti, bisognerà fare della quarta partizione una partizione extended che gestisce tutto il disco rimanente, e creare delle partizioni logical al suo interno. Se si un partizionamento con etichetta gpt allora non c'è limite al numero di partizioni primarie.

  • Il tipo di file system da usare. Il programma parted supporta i file system più diffusi e sa di quale tipo di ID di partizione ha bisogno per quelle partizioni. Questo non significa che paretd creerà il file system sulla partizione (si può farlo con il comando mkpartfs, ma più avanti noi useremo i comandi regolari mkfs.* a questo scopo). L'ID di partizione è spesso usato da alcuni strumenti di autorilevamento per sapere come comportarsi con una particolare partizione.

  • La posizione di inizio di una partizione (che può essere indicata in MB o in GB)

  • La posizione di fine di una partizione (che può essere indicata in MB o in GB)

Un vantaggio di parted è che si può usare semplicemente la dimensione della partizione per trovare automaticamente le posizioni corrette di inizio e di fine, come si vede nel prossimo esempio.

# Creare una partizione da 32 mbyte per /boot
(parted) mkpart primary ext2 0 32mb
Warning: The resulting partition is not properly aligned for best performance.
Ignore/Cancel? i
# Creare una partizione da 512 mbyte per swap
(parted) mkpart primary linux-swap 32mb 542mb
# Creare una partizione che occupa tutto il disco rimanente.
# -1s (men uno s) significa fino alla fine del disco
(parted) mkpart primary ext4 542mb -1s
Warning: You requested a partition from 542MB to 21.5GB.
The closest location we can manage is 542MB to 21.5GB.
Is this still acceptable to you?
Yes/No? y


Si può ora digitare print e vedere di nuovo lo schema di partizioni per confermare che tutto sia come desiderato. Quando si è soddisfatti, si esce usando il comando quit di parted.

Creare i filesystem.

Ora che le partizioni sono state create, è il momento di inserire il filesystem. Se non si è interessati alla scelta del filesystem e vanno bene quelli che si usano in modo predefinito in questo Manuale, continuare con la sezione su come Applicare un filesystem ad una partizione. Altrimenti ecco una descrizione dei filesystem disponibili.

Il kernel di Linux supporta diversi tipi di partizione. Seguono le descrizioni di ext2, ext3, ext4, ReiserFS, XFS e JFS, visto che sono i più comuni sui sistemi Linux.

ext2 è il vero e proprio filesystem di Linux ma non possiede il supporto per il metadata journaling, il che significa che le routine che effettuano all'avvio i controlli sul filesystem ext2 possono impiegare diverso tempo. Al momento esiste una scelta abbastanza ampia di filesystem journaled di nuova generazione che sono in grado di effettuare controlli sulla consistenza molto velocemente e sono generalmente preferiti alle controparti non-journaled. I filesystem journaled prevengono i lunghi tempi di attesa che solitamente si riscontrano quando viene riavviato il sistema e il filesystem si trova in uno stato inconsistente. Se si ha intenzione di installare Gentoo su un disco molto piccolo (meno di 4GB), in tal caso si dovrà indicare ad ext2 di riservare un numero sufficiente di inode quando si crea il filesystem. Il comando mke2fs usa l'opzione "bytes-per-inode" per calcolare quanti inode un filesystem dovrebbe avere. Se si usa mke2fs -T small /dev/<device> il numero degli inode sarà generalmente il quadruplo per un dato filesystem secondo il suo "bytes-per-inode" riduce da 16kB a 4kB. E' possibile ottimizzare ulteriormente usando mke2fs -i <ratio> /dev/<device>.

ext3 è la versione journaled del filesystem ext2, fornisce il metadata journaling per un veloce recupero dei dati in aggiunta ad altre caratteristiche di journaling avanzate come full data e ordered data journaling. Utilizza un indice Htree che abilita alte prestazioni in quasi tutte le situazioni. In breve, ext3 è un filesystem davvero molto valido e affidabile, ed è raccomandato per qualsiasi sistema e scopo. Se si ha intenzione di installare Gentoo su un disco molto piccolo (meno di 4GB), in tal caso si dovrà indicare ad ext3 di riservare un numero sufficiente di inode quando si crea il filesystem. Il comando mke2fs usa l'opzione "bytes-per-inode" per calcolare quanti inode un filesystem dovrebbe avere.Se si usa mke2fs -j -T small /dev/<device> il numero degli inode sarà generalmente il quadruplo per un dato filesystem secondo il suo "bytes-per-inode" riduce da 16kB a 4kB. E' possibile ottimizzare ulteriormente usando mke2fs -j -i <ratio> /dev/<device>.

ext4 è un filesystem creato da una ramificazione del progetto ext3 con l'introduzione di nuove funzionalità, miglioramenti nelle prestazioni e la rimozione di limiti di dimensioni, con piccoli cambiamenti ai formati interni del disco. Può arrivare fino a volumi di 1 EB con la dimensione massima per i file di 16 TB. Invece della allocazione a blocchi classica di ext2/3 basata sulla mappatura a bit, ext4 usa le extent, che migliorano le prestazioni per i file grandi e riducono la frammentazione. Ext4 inoltre è provvisto di algoritmi più sofisticati per l'assegnazione dei blocchi (assegnazione ritardata e assegnazione multiblocco) che danno ai driver del filesystem maggiori opportunità di ottimizzare l'uso dello spazio sul disco. Il filesystem ext4 è un compromesso tra la stabilità del codice sei sistemi in produzione e il desiderio di introdurre estensioni ad un filesystem vecchio di almeno un decennio.

JFS è il filesystem con journaling ad alte prestazioni di IBM. JFS è un filesystem leggero, veloce ed affidabile basato su B+Tree con buone prestazioni in varie condizioni.

ReiserFS è un filesystem basato su B+tree che offre ottime prestazioni generali, specialmente nella gestione di una grande quantità di piccoli file, al costo di più cicli di CPU. ReiserFS sembra avere una manutenzione più ridotta degli altri filesystem.

XFS è un filesystem con metadata journaling ricco di caratteristiche interessanti e ottimizzato per una forte scalabilità. XFS sembra essere poco tollerante a vari problemi hardware.


Applicare un filesystem a una partizione.

Per creare un filesystem su una partizione o volume, sono disponibili gli strumenti per ogni filesystem possibile:

Filesystem
Comando per la creazione
ext2
mkfs.ext2
ext3
mkfs.ext3
ext4
mkfs.ext4
reiserfs
mkreiserfs
xfs
mkfs.xfs
jfs
mkfs.jfs

Per esempio, per avere la partizione di boot (/dev/sda1) ext2 e la partizione root (/dev/sda3) ext3, si usa:

Applicare un filesystem su una partizione.
# mkfs.ext2 /dev/sda1 # mkfs.ext3 /dev/sda3

Ora si procede alla creazione dei filesystem sulle partizioni (o volumi logici) create precedentemente.

Attivare la partizione swap.

mkswap è il comando usato per inizializzare le partizioni swap:

 Inizializzare la partizione swap.
# mkswap /dev/sda2

Per attivare la partizione swap, usare swapon:

Attivare la partizione di swap.
# swapon /dev/sda2

Creare e attivare lo swap con i comandi illustrati.

Montare.

Ora che le partizioni sono inizializzate e hanno un filesystem, è il momento di montarle. Usare il comando mount. Non dimenticarsi di creare le necessarie directory di mount. Nell'esempio ecco come montare le partizioni root e boot:

Montare le partizioni.
# mount /dev/sda3 /mnt/gentoo # mkdir /mnt/gentoo/boot # mount /dev/sda1 /mnt/gentoo/boot

Nota: Se si vuole che /tmp risieda in una partizione separata, assicurarsi di cambiare i permessi dopo il mount: chmod 1777 /mnt/gentoo/tmp. Questo vale anche per /var/tmp.
 
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venerdì 17 maggio 2013

Top Ten degli articoli più letti del mese: Aprile 2013.

1.- Tre diverse soluzioni per ripristinare il Grub.

Questa guida contiene tre diverse soluzioni per ripristinare GRUB a causa di:
  • Sistemi in dual-boot in cui Windows è stato installato dopo Ubuntu.
  • Problemi di Windows che hanno obbligato a una sua reinstallazione.
  • Tecniche di recupero di Windows che comportino il "ripristino" del MBR.
  • Errori nell'installazione di GRUB.
Tutti e tre i metodi qui descritti richiedono l'utilizzo del CD Live.
Primo metodo.Il primo metodo è una procedura molto semplice e prevede l'utilizzo del terminale. Questa procedura dovrebbe funzionare a patto che la struttura delle partizioni del disco contenente GRUB non sia stata modificata tramite programmi come gparted, Norton Partition Magic: in tal caso è necessario controllare il file /etc/fstab.

2.- Top Ten degli articoli più letti del mese: Marzo 2013.
Pinguy OS: Ubuntu ancora più semplice, un aspetto grafico più ricercato e una maggiore usabilità.
Se avete installato il sistema operativo Ubuntu e venite da Windows, vi sarete senz’altro accorti di come manchino diverse funzionalità che nel sistema proprietario Microsoft sono incluse nell’installazione di base.
Infatti, nel SO di Ubuntu, l’utente deve provvedere manualmente ad installare tutti i plugin di cui non si può fare assolutamente a meno, come ad esempio il codec di lettura per file mp3 e il plug-in di compressione/decompressione di archivi compressi RAR.
Il che è molto semplice per chi ha una certa esperienza riguardo il sistema Debian, ma i nuovi utenti linuxiani potrebbero trovare non poche difficoltà a svolgere tali operazioni.



3.- Bellissimi sfondi di altissima qualità per Ubuntu.

A spasso per il web ho trovato (usando Altavista e non Google, a proposito lo trovo molto meno "manipolato" a Altavista, non mi piace proprio la piega che sta prendendo il motore di ricerca di Mountain View, sempre trovi in primo piano le cose che a loro interessa mostrare) questi bellissimi sfondi di altissima qualità per Ubuntu.
Per continuare con il commento anteriore il sito da dove ho presso questi sfondi è un sito lituano, specificamente Ubuntu Lituania. Non lo trovi mica facilmente usando Google. In Altavista lo trovi subido ai primi posti come deve essere. Negli altri caso sono reperibili sono le librerie, cioè il file Index of.....
Fatevi una ragione. PPeccato perchè graficamente sono molto belli e chi si è preso la briga di lavorare gratuitamente e bene come tanti per Ubuntu si merita almeno di essere (ri)conosciuto.



4.- SliTaz un desktop completo stipato in soli 30 mega.

SliTaz GNU/Linux è una distribuzione Linux. Il progetto è stato iniziato nel 2006 da Christophe Lincoln.
Questo sistema operativo ha un filesystem di circa 100 MB, e l'immagine ISO per l'installazione occupa circa 30 MB.
Queste caratteristiche lo rendono utilizzabile per hardware datato, oppure come LiveCD di backup.
Infatti, Slitaz si presenta come un ambiente minimale, ma completo.
Durante il boot, il sistema operativo viene decompresso in RAM, occupando circa 80 MiB, e da quel momento viene eseguito completamente in essa. Questa soluzione, adottata anche da altre distribuzioni minimali come Damn Small Linux o Puppy Linux, permette di ottenere un sistema reattivo anche su hardware obsoleto e poco prestazionale. Slitaz dispone inoltre di un'apposita opzione di boot (slitaz-loram) che gli permette di avviarsi anche con computer con appena 64 MiB di RAM.



5.- YUMI: creare un'unità USB multiboot con i tool migliori.
Yumi logoAvere a disposizione un supporto di memorizzazione USB avviabile che includa tutti i principali strumenti software per la diagnosi dei problemi e la risoluzione degli stessi si rivela, sempre più spesso, di grande comodità.
YUMI può essere impiegato per predisporre un'unità USB (vanno benissimo le comuni "chiavette") per il multiboot ossia l'avvio multiplo di più piattaforme, anche completamente differenti tra loro. Il software, attraverso una semplice procedura guidata, prende per mano l'utente indicando, dapprima, l'elenco dei programmi direttamente supportati quindi facendosi carico della configurazione dell'unità. L'avvio dei vari strumenti memorizzati nel supporto USB diventa possibile grazie all'impiego di uno speciale boot loader, un programma che si occupa di caricare il kernel del sistema operativo (ad esempio quello di una distribuzione Linux o di un insieme di tool basati sulla piattaforma del "pinguino") consentendone l'avvio.



6.- Duplicazione a caldo di un sistema Linux: duplicare l'hard disk di un PC o un server.

Non so se sia molto frequente, ma penso che almeno una volta nella vita lavorativa di ogni sistemista, sia capitato di dover duplicare l'hard disk di un PC o un server.
Tale necessità può nascere, per esempio, dal bisogno di creare un backup di un sistema prima di aggiornarlo; oppure per avere un clone di un sistema funzionante da tenere come scorta; oppure avere una copia su cui eseguire delle manutenzioni senza interrompere un servizio.
Per far fronte a queste esigenze sono disponibili molti programmi commerciali piú o meno noti, ma anche l'open source offre delle soluzioni in tale senso: dallo spartano comando dd a distribuzioni 'live' dedicate a questo scopo. Nessuno di questi strumenti sembra, a quanto mi è dato di sapere, essere pensato per eseguire la duplicazione "a caldo" di un sistema mentre sta funzionando.
Quest'ultimo è proprio il caso che mi è capitato: la necessità era quella di aumentare lo spazio disco di un server FTP pubblico. Quindi si trattava di sostituire il disco esistente, possibilmente senza reinstallare completamente il sistema, preservando le varie configurazioni, compresi gli utenti e le password.



7.- Linux per vecchi computer.
Con il progresso tecnologico che procede senza arrestarsi, le potenzialità offerte dai computer aumentano costantemente.
Nonostante ciò sono ancora molto diffusi computer datati, forniti magari di pochi MB di memoria RAM, dischi fissi che non superano i 10 GB, e processori che non offrono le stesse potenzialità dei modelli più recenti.
In questo articolo vedremo quali sono alcune delle più complete soluzioni per mettere a punto un computer funzionale utilizzando hardware vecchio anche di diversi anni, sfruttando le poche risorse a disposizione.

La prima distribuzione GNU/Linux che trattiamo è Absolute Linux: si tratta di una distro derivata dalla celeberrima Slackware, destinata a processori i686 e simili, ed orientata ad un utilizzo nel settore desktop. È piuttosto leggera, ed offre un ottimo livello di compatibilità con la distribuzione da cui deriva: in questo modo è possibile utilizzare pacchetti per Slackware anche con Absolute Linux. Nonostante sia molto leggera e funzionale, presenta tutte le caratteristiche più importanti delle altre principali distro Linux, motivo per cui rappresenta una valida soluzione anche con macchine più recenti. L'elenco dei pacchetti inclusi, infatti, risulta piuttosto corposo, e questi ultimi sono costantemente aggiornati dal team di sviluppo di Absolute Linux.

8.- Software Libero e scacchi; una panoramica dei diversi tipi di software libero a disposizione per gli appassionati degli scacchi.
I programmi per giocare a scacchi hanno fatto progressi incredibili nell'ultimo decennio, e questo è dovuto solo in parte all'aumento delle prestazioni fornite dall'hardware. Sono state sviluppate anche nuove euristiche e raffinati algoritmi vecchi, grazie alla collaborazione stretta tra programmatori e Maestri.
Il fatto è che i più forti giocatori al mondo oggigiorno sono macchine, e questo vale non solo per l'hardware specializzato (si ricordi la sfida Kasparov-Deep Blue che segnò la prima sconfitta di un campione mondiale da parte di un computer, New York, 1997, http://scacchi.qnet.it/manuale/comp02.htm, http://www.research.ibm.com/deepblue/home/html/b.html); attualmente i programmi per PC raggiungono il livello di un Maestro Internazionale (2400 Elo), forza che si eleva notevolmente se viene usato hardware dedicato o macchine a 64 bit.



9.- Risolvere anagrammi con Kanagram senza alcun limite di tempo o di numero di tentativi.
kde_eduKanagram è un programma educativo di risoluzione di anagrammi incluso nel modulo kdeedu (programmi di edutainment) dell'ambiente desktop KDE; viene normalmente rilasciato insieme agli altri programmi.
Kanagram è un gioco basato sugli anagrammi di parole: il puzzle è risolto quando le lettere della parola mescolata sono messe nell'ordine corretto.
Non c'è alcun limite di tempo o di numero di tentativi per risolvere la parola. Insieme a Kanagram vi sono diversi vocabolari pronti con cui giocare, e molti altri disponibili su Internet.
È un software libero distribuito con licenza GNU General Public License.



10.- Zentyal (ex-eBox Platform) è un framework web utilizzato per la gestione della configurazione delle applicazioni web.

Zentyal (ex-eBox Platform) è un framework web utilizzato per la gestione della configurazione delle applicazioni web.
L'implementazione modulare consente di scegliere quali servizi configurare attraverso l'uso di eBox.
Zentyal è un sistema operativo open source server based di facile gestione con un rapporto prestazioni costo davvero imbattibile. Zentyal è basato sulla piattaforma Ubuntu Linux, ha alle spalle un team di sviluppo rapido e affidabile.
Questo server svolge tutte le funzioni dei server aziendali per piccole e medie aziende con la stabilità e l'affidabilità tipica dei software linux based. Zentyal permette un risparmio enorme nei tempi di configurazione e messa a punto garantendo  risultati ottimi in svariate situazioni.Aperture Labs installa, configura e offre assistenza sui server Zentyal, implementando nuove funzionalità per esigenze differenti.


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