martedì 30 marzo 2010

Dragora è una distribuzione GNU / Linux indipendente basata sul concetto di semplicità 100% software libero.

Dragora è una distribuzione GNU / Linux indipendente basata sul concetto di semplicità che è stata scritto da Matias A. Fonzo in Argentina.

Il suo scopo principale è di essere un sistema operativo multi-funzione (in linea di stabilità), mantenendo la semplicità, con il sapore di Unix.

Dragora è una delle poche distribuzioni 100% Free, riconosciute e sponsorizzate direttamente dalla FSF ( http://www.gnu.org/distros/free-distros.html )

Tra le importanti novità nella versione RC1 di Dragora 2.0: il cambio del sistema di init (passato da sysvinit a runit), il miglioramento degli script di gestione dei pacchetti (inclusa la rimozione della retrocompatibilità con tbz2), aggiornamenti e miglioramenti di stabilità, la presenza di due kernel (uno i486 e l’altro con supporto SMP, sempre derivati dalla versione Linux-Libre), e il supporto della lingua italiana, dovuto anche alla nostra deneb di FSUGitalia.

Aggiornamenti:

Matias Fonzo has announced the release of Dragora GNU/Linux 2.0, a 100% "libre", general-purpose distribution built from scratch: I am pleased to announce the final version of Dragora GNU/Linux 2.0. Dragora is a powerful and reliable GNU/Linux distribution created from scratch with the intention of providing a stable, multi-platform and multi-purpose operating system. Highlights since RC2: the installer includes a better detection method for the CD-ROM, the option to install GRUB in a root partition is back again. The installation of the packages is slightly faster with clzip 1.0 and lzip 1.10. This release comes with Runit as default init scheme, Linux-libre kernel 2.6.32.11, OpenSSL 1.0.0, GCC 4.4.3, and more. Added cURL and Expat to complement Git."

Read the rest of the
release announcement for additional details.

Download:
dragora-2.0.iso (446MB, MD5).

Come configurare la rete.

Dragora non ha ancora uno strumento per configurare la rete. Pertanto, questa deve essere impostata manualmente.

Per configurare la rete, si modifica un file che viene eseguito all'avvio, la/ etc / rc.d / rc.local Logghiamoci in un terminale come root:

su - root

Ora, aprire il file con un editor di testo (mousepad, moe, nano, vim, …):

moe /etc/rc.d/rc.local

Per impostazione predefinita, il file è solo uno script, che è quello di eseguire gli ordini di questa file. Le linee di codice da aggiungere sono:

dhclient eth0

Abbiamo sollevato l'interfaccia di rete ( sostituite se diversa l'interfaccia di rete corrispondente, di solito eth0). Salvare il file e riavviare.

All'avvio del sistema e devono avere accesso a Internet.

Ultima versione disponibile.

Versioni precedenti

Versione 1.1
Versione 1.1-RC1

Dragora GNU/Linux 1.1 RC1 - MD5: 54c37401e2b4f743436f8ae334650c7a

Dragora GNU/Linux 1.0 - MD5: 806fa92c2ddab355b206d8bb69f8a56f

Dragora GNU/Linux 1.0 RC 1 MD5: 2b78c3738fa774148100afd28d02c853

Dragora GNU/Linux 1.0 Beta 2 MD5: b259614928512ce4b6a3062a5ebbc3ad

Dragora GNU/Linux 1.0 Beta 1 MD5: a5ea5f7b3f87acf5fd9bf7a335836953

Mirror, ISOs



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lunedì 29 marzo 2010

Distribuzioni Linux completamente libere.

http://canali.kataweb.it/UserFiles/kataweb-itech/Image/linuX.jpgLa maggioranza delle distribuzioni Linux non contiene esclusivamente software libero ma anche, in misura ridotta, software proprietario (ad esempio driver, codec, tool e applicazioni), spesso per reale mancanza di software libero corrispondente.


La Free Software Foundation (FSF), sulla base delle Guidelines for Free System Distributions, ha stilato una lista di distribuzioni GNU/Linux che contengono esclusivamente software libero:

* gNewSense, distribuzione basata su Debian e Ubuntu e supportata dalla FSF
* BLAG (le Brixton Linux Action Group), una distribuzione GNU/Linux basata su Fedora
  • Dragora, distribuzione indipendente basata sul concetto di semplicità.

Dragora è una distribuzione GNU / Linux indipendente basata sul concetto di semplicità che è stata scritto da Matias A. Fonzo in Argentina.

Il suo scopo principale è di essere un sistema operativo multi-funzione (in linea di stabilità), mantenendo la semplicità, con il sapore di Unix.

Dragora è una delle poche distribuzioni 100% Free, riconosciute e sponsorizzate direttamente dalla FSF ( http://www.gnu.org/distros/free-distros.html).

Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.

  • Dynebolic, distribuzione specializzata nell'editing di audio e video.
dyne:bolic è una distribuzione GNU/Linux in grado di essere avviata ed eseguita senza richiedere l'installazione sul disco rigido, specializzata nei prodotti multimediali e distribuito con un vasto assortimento di applicazioni per la manipolazione audio e video. dyne:bolic è completamente gratuita ed a disposizione secondo le caratteristiche del progetto GNU.

dyne:bolic è stato progettato per essere avviato direttamente dal CD. Infatti non richiede l'installazione sul computer e riconosce automaticamente i dispositivi e le periferiche (per esempio suono, video, TV, ecc.). Il suo nucleo è ottimizzato per alte prestazioni e reso adatto per produzioni audio e video.

dyne:bolic non è basato su alcuna tecnologia Live CD esistente. I requisiti di base del sistema sono relativamente bassi: un PC con processore di classe Pentium (i586) e 64 MB di memoria è sufficiente. Alcune versioni di dyne:bolic possono essere usate sulla consolle ludica Xbox.

Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.
  • Kongoni, distribuzione africana.

È di questi giorni l’annuncio di una nuova distribuzione made in Africa, che vorrebbe replicare il successo ottenuto da Ubuntu. Si chiama Kongoni, è basata su slackware e utilizza i ports per la gestione dei pacchetti.

Kongoni prevede come desktop environment predefinito KDE 4.2, ma a detta degli sviluppatori, grazie ai ports e alla semplicità d’uso non vi saranno problemi per l’utente nella personalizzazione della propria installazione.


La distro focalizza la propria base software esclusivamente su software opensource, e l’utilizzo dei ports consentirebbe una elevata configurabilità dell’installazione e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse hardware, venendo essa stessa compilata sulla macchina su cui poi verrà utilizzata.
Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.
  • Musix, distribuzione basata su Knoppix, rivolta alla produzione audio.

Musix GNU+Linux è un'altra distribuzione Linux Open Source che vi suggerisco per provare gestire uno studio musicale, in quanto fornisce strumenti liberi e professionali per musicisti ed operatori audio.

Musix permette di masterizzare CDs, pubblicare e stampare scores musicali, creare strumenti MIDI, registrare e riprodurre audio e MIDI, editare/mixare tracce audio, ridurre i rumori per ripristinare delle tracce, creare effetti audio in tempo reale e altro.

Musix è supportato in diverse lingue come spagnolo, galiziano, catalano, basco, inglese, portoghese e francese e può essere usato per produzioni video e grafiche.

Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.


  • Trisquel, distribuzione orientata alle piccole imprese, agli usi domestici e ai centri educativi.

Trisquel GNU/Linux è un sistema operativo GNU che usa una versione libera del kernel Linux sviluppata dal progetto Linux-Libre.

L'obiettivo principale del progetto è la creazione di un sistema completamente libero che sia facile da usare, completo e con un buon supporto ai linguaggi quali Inglese (default), Basco, Catalano, Spagnolo, Cinese, Portoghese, Francese, Galiziano e Hindi.

Il nome Trisquel deriva dal simbolo Celtico triskelion, o triskele in Inglese, che consiste in tre spirali collegate fra di loro.

Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.

  • Ututo, distribuzione basata su Gentoo, è stata il primo sistema GNU/Linux completamente libero riconosciuto dal Progetto GNU.


UTUTO XS è una distribuzione GNU/Linux Live CD completamente libera basata su Xandros. E' stata la prima distribuzione libera riconosciuta dalla Free Software Foundation.

E' un sottoprogetto del progetto UTUTO. Sul sito di Utotu sono anche disponibili i sorgenti di Linux liberati dai driver proprietari.
Inizialmente la distribuzione si chiamava UTUTO. L'aggiunta della sigla XS rappresenta l'aggiunta di diverse nuove funzionalità, come un installer molto più veloce.
Ututo-e è un progetto composto da diversi gruppi di lavoro con diversi compiti. Ututo-e si nutre del lavoro volontario di molte persone che collaborano per costruire e mantenere un Progetto di Software Libero 100% Libero.
Un Progetto di Software libero è molto di più che un gruppo di persone realizzando software.es mucho más que un grupo de personas haciendo Software.

Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.
  • Venenux, distribuzione rivolta principalmente ad utenti latinoamericani.


Scheda completa e istruzioni per il download in questa pagina.
Il software libero è software pubblicato con una licenza che permette a chiunque di utilizzarlo e che ne incoraggia lo studio, le modifiche e la redistribuzione; per le sue caratteristiche, si contrappone al software proprietario ed è differente dalla concezione open source, incentrandosi sulla libertà dell'utente e non solo sull'apertura del codice sorgente, che è comunque un pre-requisito del software libero.

La parola libero non implica la possibilità di utilizzare tale software in maniera indiscriminata: il software libero è comunque soggetto ad una licenza d'uso, a differenza ad esempio del software di pubblico dominio.

Rispetto al software proprietario, la licenza d'uso del software libero permette di:

* eseguire il programma per qualsiasi scopo;
* accedere alla struttura interna del programma (codice sorgente), studiarla ed eventualmente modificarla;
* ridistribuirlo in un numero di copie illimitato.

La licenza d'uso pone in genere i seguenti vincoli:

* gli autori precedenti del software devono essere menzionati anche nelle versioni modificate, lasciando intatto il loro copyright;
* in seguito ad una modifica, non è possibile applicare una licenza d'uso incompatibile con la licenza originaria o che vada contro le norme della licenza stessa. Per esempio chiunque può riemettere del software pubblicato sotto LGPL usando la licenza GPL (tale operazione è anche chiamata upgrade della licenza), mentre non è possibile fare il contrario (naturalmente se non si è il detentore unico del copyright);
* normalmente, nella licenza, vi è una clausola che sancisce la non usabilità del software se non si rispetta la licenza d'uso o se una o più norme della stessa licenza non sono valide per termini di legge;
* quando si distribuisce un codice binario occorre o distribuire insieme anche i sorgenti o garantire per iscritto la possibilità a tutti gli utenti di venirne in possesso dietro richiesta ed al solo costo del supporto

Buona parte del software libero viene distribuito con la licenza GNU GPL (GNU General Public License), scritta da Richard Stallman e Eben Moglen per garantire legalmente a tutti gli utenti le quattro libertà fondamentali. Dal punto di vista dello sviluppo software, la licenza GPL viene considerata una delle più restrittive, poiché impone che necessariamente ogni prodotto software derivato - ovvero, che modifica o usa codice sotto GPL - venga a sua volta distribuito con la stessa licenza. Anche MediaWiki, il software usato per Wikipedia, è distribuito con licenza GPL.

Una licenza simile, ma meno restrittiva, è la GNU LGPL (GNU Lesser General Public License), che permette di utilizzare il codice anche in software proprietario e sotto altre licenze opensource, purché le parti coperte da LGPL - anche se modificate - vengano comunque distribuite sotto la medesima licenza. In genere è utilizzata per librerie software.

Non tutte le licenze ritenute libere sono compatibili tra di loro, cioè in alcuni casi non è possibile prendere due sorgenti con due licenze libere ed unirli per ottenere un prodotto unico. Questo avviene quando non esista e non sia possibile creare una licenza che possa soddisfare i requisiti delle licenze originali. Ad esempio la licenza BSD originale, pur essendo considerata licenza di software libero, è incompatibile con la GPL; per ovviare al problema è stato necessario creare una "licenza BSD modificata" compatibile con la GPL.

Un'altra licenza degna di nota è l'Apache License, prodotta dalla Apache Software Foundation; la versione 2 di questa licenza è compatibile con la GPL versione 3 ma non con la GPL versione 2 . L'Apache License considera un prodotto derivato alla stregua della LGPL, ma è più liberale nella concessione delle proprietà intellettuali.

Le varie licenze libere possono contenere ulteriori limitazioni per alcune situazioni particolari; per esempio la GPL prevede che si possa esplicitamente vietare l'uso del software nelle nazioni dove tale licenza non è valida o dove dei brevetti software impediscono la distribuzione di tale software.

Le licenze d'uso non vietano in genere di vendere software libero e di solito non stabiliscono minimamente il possibile prezzo di vendita.

Differenze rispetto all'open source.

Essendo la disponibilità del codice sorgente uno dei requisiti fondamentali che accomuna il software libero ed il software open source, spesso si è indotti a considerare i due concetti equivalenti, ma in realtà non lo sono.

Un software è open source se i termini secondo i quali viene distribuito rispondono alla Open Source Definition dell'Open Source Initiative (OSI): in particolare, se una licenza rientra in tale definizione, allora tale licenza può essere dichiarata licenza open source. La definizione potrebbe cambiare nel tempo (nessuno garantisce che questo non possa accadere) e quindi è possibile che una licenza attualmente open source non lo sia nel futuro o viceversa. OSI è anche l'organizzazione che su richiesta certifica con il relativo marchio registrato il fatto che una licenza sia effettivamente aderente alla Open Source Definition. Recentemente l'OSI ha posto un freno al proliferare delle licenze dichiarando che cercherà di limitare il numero di licenze che nel futuro saranno ritenute licenze open source. Questo potrebbe, in linea teorica, far sì che una licenza ritenuta libera non venga ritenuta open source.

Una licenza invece è libera (o meglio, una versione di una licenza è libera) se e solo se rispetta le quattro libertà fondamentali. Pertanto se una versione di una licenza è libera, allora lo sarà per sempre. Naturalmente è sempre complesso, almeno per un cittadino "normale" (non esperto di leggi), stabilire se una licenza è libera o meno perché entrano in gioco i termini legali utilizzati nella stessa. Il progetto GNU si occupa tra l'altro anche di indicare se una licenza è libera o meno e se è compatibile con le licenze GNU o meno.

Il software libero inoltre non deve essere confuso con il software freeware, che è distribuibile gratuitamente ma che non è né software libero né open source.

In ogni caso, gli insiemi di applicativi designati da software libero e open source coincidono a meno di poche eccezioni. La differenza fondamentale è nel tipo di approccio: parlando di software libero si pone l'accento sugli aspetti sociologici ed etici, che sono volutamente rimossi nella visione open source.



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venerdì 26 marzo 2010

Lubuntu, distro basata su Ubuntu che utilizza come window manager Openbox e risulta leggera ed adatta anche ai pc più datati.

Lubuntu è una versione di Ubuntu basata sul desktop environment LXDE.

Questa distribuzione utilizza come window manager Openbox e risulta leggera ed adatta anche ai pc più datati, netbook e dispositivi mobili. Una prima revisione sostiene che usa la metà della RAM che utilizzano Xubuntu e Ubuntu su una normale installazione o nell'utilizzo tipico.Lubuntu è ancora in fase di sviluppo, ma sono scaricabili versioni instabili.

Per chi non lo conoscesse ancora, LXDE è un ambiente desktop libero per GNU/Linux, creato con l’obiettivo di essere estremamente leggero e reattivo (anche su macchine obsolete) mantenendo al tempo stesso una certa completezza e funzionalità. LXDE in pochi mesi è diventata l’alternativa numero uno ad altri ambienti leggeri e di questo se ne è accorto anche Mark Shuttleworth, fondatore di Canonical e Ubuntu. Nel marzo del 2009 ha avuto dunque inizio il progetto Lubuntu, con il chiaro obiettivo di creare una versione di Ubuntu ancora più leggera di Xubuntu grazie proprio a LXDE. Mario Behling, che abbiamo intervistato qualche mese fa, ha da poco annunciato la disponibilità della prima ISO di test di Lubuntu, basata su Ubuntu 9.10 (Karmic Koala). Pesa appena 342MB e per utilizzarla bastano anche 256MB di RAM. Riuscirà Lubuntu a diventare la terza variante più famosa, dopo Ubuntu e Kubuntu, di casa Canonical?

Il nome Lubuntu è una combinazione di LXDE e Ubuntu. LXDE è sinonimo di Lightweight X 11 Desktop Environment, mentre Ubuntu è il nome della distribuzione da cui deriva Lubuntu.
Il desktop environment LXDE è stato messo a disposizione prima come un pacchetto opzionale per Ubuntu a partire dalla versione 8.10 "Intrepid Ibex". LXDE può essere installato anche nelle versioni precedenti di Ubuntu.

Nel febbraio 2009, Mark Shuttleworth ha invitato il progetto LXDE a diventare un progetto auto-gestito all'interno della Comunità di Ubuntu, con l'obiettivo di diventare una nuova derivata ufficiale di Ubuntu chiamata Lubuntu.

Nel marzo 2009, il progetto Lubuntu è stato avviato su Launchpad da Mario Behling, includendo un logo all'inizio dello stesso. Il progetto ha inoltre istituito una wiki ufficiale, anche questo gestito da Behling, che include gli elenchi dei componenti, applicazioni e pacchetti.

Nell'agosto 2009, è stato pubblicata la primo ISO di test come Live CD, però senza nessuna opzione di installazione.

Il 30 dicembre 2009 è stata resa disponibile per il test la prima ISO dell'Alpha "Preview 1" di Lubuntu 10.04 "Lucid Lynx" poi seguita da altre versioni "Alpha", "Beta" e "Release Candidate" prima del primo rilascio ufficiale il 29 Aprile 2010 data in cui esordirà ufficialmente solo con Lucid Lynx, nonostante i rumor che annunciavano il suo rilascio con Ubuntu 9.10.

Se non vogliamo aspettare ancora un mese per poterla installare su un vecchio pc con risorse non troppo brillanti, allora ecco che cosa bisogna fare:

Fra i pacchetti di Ubuntu 9.10 c’è il metapacchetto “Lubuntu desktop“, quindi si può installare la versione minimale di Ubuntu 9.10 e installarci il Metapacchetto.

  • Scaricare la ISO per il cd minimale. Il CD minimale è simile al CD alternate ma con la differenza che tutti i pacchetti selezionati vengono installati dalla rete, quindi occorre avere a disposizione una connessione a banda larga, preferibilmente non Wireless.
  • Eseguire l'installazione (molto simile a Ubuntu).
  • Selezionare Command-line install,funzione molto semplice ed intuitiva.
  • Configurazione automatica della rete
  • Dare un nome al PC.
  • Selezionare il mirror da cui scaricare i pacchetti occorrenti per l’installazione.
  • Caricare i componenti aggiuntivi necessari all’installazione.
  • Partizionamento dell Hard Disk.
  • Installazione del sistema di base
  • In serire Nome Utente e Password.
  • Configurazione di APT.
  • Installazione terminata

Dopo aver effettuato il login abbiamo due possibilità per installare LXDE

1. Installare il metapacchetto Lubuntu-Desktop digitando:
sudo apt-get install lubuntu-desktop
2. Oppure scegliere di installare solo LXDE digitando.
sudo apt-get install lxde xinit gdm xorg

Terminata l’installazione digitare:

sudo reboot

e dopo il Login.

Aggiornamenti:

Rilasciata Lubuntu 10.04 Beta 3.

L'annuncio ufficiale (via Distrowatch)

Julien Lavergne has announced the availability of the third beta release of Lubuntu 10.04, an Ubuntu-based distribution featuring the lightweight LXDE desktop environment: "Lubuntu 10.04 Beta 3 is now available. We are now close to the final release, this beta should be the last one. The status of this final release is not determined yet, that's why it's a beta and not a release candidate like other *buntus. However, final release is still planned for the end of this month, or in very early May. New stuff since beta 2: many translations directly included; Lubuntu desktop PPA added by default on installation; up-to-date libfm and PCMan File Manager 2. We'd appreciate feedback about PCMan File Manager 2, the new file manager, which is still in beta state."

See the
release announcement for a more detailed changelog and a list of known issues.

Download:
lubuntu-lucid-beta3.iso (512MB, MD5, torrent).

News:



Brutte notizie per tutti coloro che attendevono di vedere l’ottima distribuzione leggera Lubuntu all’interno della famiglia di Canonical, cioè riconosciuta come derivata ufficiale.

Il suo project leader Julien Lavergne ha infatti annunciato che, per la seconda volta, il progetto non è stato accettato da Canonical. Il motivo? L’azienda di Mark Shuttleworth vede in Lubuntu ancora una scarsa integrazione con l’infrastruttura Canonical/Ubuntu. Tuttavia, Lavergne ha assicurato alle migliaia di utenti della sua distro che gli sviluppi andranno avanti, sperando che la versione 11.04 possa finalmente entrare a far parte del gruppo delle distribuzioni Canonical per poter ricevere tutti i benefici, soprattutto economici, che tale riconoscimento comporta.

Ricordiamo che Lubuntu è riuscita a sottrarre in pochi mesi un bel po’ di utenti a Xubuntu, distro ufficiale Canonical nata per funzionare su hardware obsoleto ma che in realtà si è rivelata sin da subito ben inferiore a Lubuntu stessa. Speriamo dunque che Canonical prima o poi accetti di lavorare anche su Lubuntu, vista la sua eccelsa qualità su sistemi non proprio performanti come i netbook.


Screenshots.

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giovedì 25 marzo 2010

Clonezilla live, sistema open source basato su Debian Live, per clonare il contenuto di partizioni o interi dischi.

Clonezilla live è un sistema open source basato su Debian Live che permette di clonare in pochi passaggi il contenuto di partizioni o interi dischi senza installare nulla.

Attraverso un'interfaccia semplice che si appoggia a software come partimage e ntfsclone è possibile effettuare una copia diretta da disco a disco o da partizione a partizione, oppure salvare e ripristinare immagini di dischi o partizioni.

Clonezilla, oltre ad utilizzare i dispositivi locali, può sfruttare Samba, NFS e sshfs.

Spesso si tende a riferirsi a una specifica partizione usando il suo punto di mount, come nella frase "controlla il filesystem della partizione di root".

Aggiornamenti (via Distrowatch):

Clonezilla Live Steven Shiau has announced the release of Clonezilla Live 1.2.11-23, a new stable version of the project's Debian-based live CD designed for disk cloning tasks: "This release of Clonezilla Live (1.2.11-23) includes major enhancements and bug fixes: the underlying GNU/Linux operating system was upgraded, this release is based on the Debian 'Sid' repository as of 2011-11-28; Linux kernel was updated to version 3.1.1; Partclone was updated to version 0.2.38, gDisk to 0.8.1; a new mode '1-2-mdisks' (one image to be restored to multiple disks) was added in Clonezilla main menu, this is useful for creating massive USB Flash drives; this release supports VMFS5 imaging and cloning; the option to fsck the source partition will be shown in beginner mode; GRUB 2 for EFI booting was improved, now it is able to boot a Mac OS X machine from a USB Flash drive with the MBR partition table...."

Read the rest of the release announcement for a full list of changes and new features.

Download (MD5): clonezilla-live-1.2.11-23-i486.iso (102MB), clonezilla-live-1.2.11-23-i686-pae.iso (102MB), clonezilla-live-1.2.11-23-amd64.iso (103MB).

Ultime versioni rilasciate:

 • 2011-11-29: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.11-23
 • 2011-09-27: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.10-14
 • 2011-07-26: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.9-19
 • 2011-05-17: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.8-42
 • 2011-03-29: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.8-23
 • 2011-01-18: Distribution Release: Clonezilla Live 1.2.6-59
 
Nella sessione di lavoro con Clonezilla live, però, i dischi e le partizioni dovranno essere individuati tramite il loro nome di dispositivo.

Per individuare le associazioni tra i nomi di device e i punti di mount delle partizioni si può utilizzare il comando df.
L'output sul sistema di test (utile come riferimento per i nomi delle partizioni negli screenshot):
qemuuser@qemuimage:~$ df -h
Filesystem  Dimens. Usati Disp. Uso% Montato su
/dev/hda1  2.8G 328M 2,3G 15% /
...
/dev/hda6  6,8G 144M 6,3G 3% /home
/dev/hdb1  9,9G 151M 9,2G 2% /mnt/storage
Una volta effettuato il boot della distribuzione si presenta una schermata che permette di scegliere se utilizzare l'interfaccia ncurses di Clonezilla live oppure la linea di comando. Selezionare Start Clonezilla per utilizzare la prima.

Dalla schermata successiva si può scegliere in quale modalità utilizzare Clonezilla: la prima, device-image, permette di ottenere una immagine a partire da un disco/partizione e salvarla altrove oppure ripristinare un disco/partizione a partire da una immagine esistente. La seconda, device-device, permette di effettuare una copia diretta tra un disco/partizione e un altro.

Salvare l'immagine di una partizione su un supporto local. 

 
In questo esempio si supporrà di voler salvare l'immagine di una partizione su un'altra partizione dello stesso disco. In particolare, si vuole salvare l'immagine della partizione di root del sistema su quella che normalmente è montata come /home.

La prima fase della procedura è identica sia nel caso della creazione di un'immagine sia nel caso del ripristino di una partizione/disco a partire da un'immagine creata in precedenza.

La modalità corretta in questo caso è device-image: selezioniamola e diamo l'ok.
Il passo successivo consiste nell'indicare in che maniera si accederà al dispositivo di cui si vuole ottenere l'immagine (o, al contrario, su cui è salvata l'immagine che si vuole ripristinare: la procedura è esattamente analoga).


La prima opzione (local_dev) corrisponde all'indicazione di un dispositivo locale, mentre le successive corrispondono a vari modi di accedere a filesystem di rete. In questo caso, trattandosi di disco locale, ci interessa la prima.
Il passo successivo è selezionare la partizione che Clonezilla monterà come "repository di immagini": è quella dove verrà salvata l'immagine che stiamo creando. La schermata si presenta così:

 In questo caso, siccome vogliamo salvare l'immagine creata nella nostra partizione /home, la scelta corretta è hda6.

Allo stesso modo, se mai dovremo ripristinare una partizione da un'immagine creata in precedenza, dovremo selezionare da questa stessa schermata il dispositivo su cui si trova l'immagine salvata.

Una volta dato l'ok Clonezilla tenta il mount della partizione indicata: se va a buon fine viene mostrato l'output di df -h per la sessione. La partizione che abbiamo indicato dovrebbe risultare montata su /home/partimag.

Premere il tasto Invio per proseguire.

A questo punto si deve indicare l'operazione che si vuole eseguire.
Le prime due corrispondono a salvataggio/ripristino dell'immagine di un intero disco, le successive al salvataggio/ripristino di una partizione. In questo caso ci interessa la terza.

In seguito si possono modificare alcune opzioni del comportamento di Clonezilla:
[*] -q        Usa ntfsclone invece di partimage per clonare partizioni NTFS<br />[*] -c        Attendi la conferma prima di clonare<br />[ ] -nogui    Non mostrare l'interfaccia grafica di partimage, usa solo il testo<br />[ ] -a        Non forzare l'attivazione del DMA del disco<br />[ ] -ntfs-ok  Assumi che le partizioni NTFS siano integre, salta il controllo (solo ntfsclone)<br />

Nella maggior parte dei casi non sarà necessario modificare le proposte di default. 

Il passo successivo è scegliere il tipo di compressione dell'immagine. Di default viene proposta una compressione con gzip, ma è possibile anche utilizzare bzip2, lzo o non comprimerla affatto. Per un uso "casalingo" si considerino principalmente gzip e bzip2 (più lento del primo, ma con un risultato di dimensioni minori).

Dopo aver scelto e confermato il nome con cui si vuole salvare l'immagine, è il momento di indicare qual è la partizione da salvare. Vengono mostrate solo le partizioni non montate: se quella che si sta cercando non è nella lista, è probabile che sia stata montata per errore nei passaggi precedenti, e sarà necessario interrompere la procedura e ricominciare.


Se non si è disattivata l'opzione relativa, verrà chiesta una conferma; infine verrà avviata la copia della partizione.

Al termine verrà proposto un semplice menu da cui si può spegnere/riavviare il computer o far ripartire Clonezilla per effettuare altre operazioni.

Clonare un dispositivo di memorizzazione. 
 
Per copiare fedelmente il contenuto di un disco/partizione su un altro si può utilizzare la modalità device-device di Clonezilla live.

Subito dopo averla selezionata, occorre indicare se si tratta di un disco o di una partizione e se si sta lavorando su dispositivi locali o remoti:

 
Le opzioni sono autoesplicative, per copiare il contenuto di un disco su un altro disco locale si selezioni la prima.

Viene poi chiesto, in successione, di indicare quali sono il disco da copiare (source) e quello su cui si vuole scrivere (target).
La schermata successiva presenta varie opzioni per regolare il comportamento dei programmi che gestiscono la clonazione:

[*] -g-auto   Reinstalla GRUB nel master boot record dell'hard disk di destinazione<br />[ ] -e        Ridimensiona il filesystem per adattare la dimensione della partizione a quella di destinazione<br />[ ] -nogui    Non mostrare l'interfaccia grafica di partimage, usa solo il testo<br />[ ] -n        Non creare la tabella delle partizioni nel settore di boot dell'hd di destinazione<br />[ ] -m        Non clonare il bootloader<br />[ ] -o        Forza il caricamento dei valori salvati per la geometria dell'hard disk<br />[ ] -b        Fai girare la clonazione in modalità batch (PERICOLOSO!)<br />[*] -v        Stampa le informazioni in modalità prolissa<br />

Una volta avviata la clonazione, si verrà più volte avvisati della perdita dei dati sull'hard disk di destinazione. Verranno richieste un paio di conferme, poi avviato il processo di copia vero e proprio:
Al termine verrà presentato un menu testuale da cui si può scegliere se spegnere il pc, riavviarlo o far ripartire Clonezilla.

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giovedì 18 marzo 2010

Haiku, progetto open source che mira a ricreare e estendere il sistema operativo BeOS.

Haiku, conosciuto in passato come OpenBeOS, è un progetto open source che mira a ricreare e estendere il sistema operativo BeOS. Il progetto punta ad essere compatibile sia a livello di sorgenti che di binario con BeOS in modo da consentire una migrazione indolore degli utenti verso Haiku.

Questo consente agli utenti di Haiku di avere a disposizione un insieme di programmi già funzionanti e testati. Nel contempo gli sviluppatori possono testare che il comportamento di Haiku sia comparabile con quello di BeOS e che la compatibilità sorgente e binaria sia davvero funzionante, potendo riutilizzare sia le applicazioni binarie che il codice di terzi già scritto per BeOS.

Haiku inizialmente venne chiamato OpenBeOS quando nel 2001 il progetto fu avviato. In seguito si decise di cambiare il nome per evitare possibili problemi legali con Palm, Inc., che avendo acquistato i diritti intellettuali di BeOS, avrebbe potuto ostacolare il progetto open source, onde evitare confusioni tra il BeOS ufficiale e il nuovo sistema operativo. Il nuovo nome venne deciso dagli sviluppatori del progetto e fu ratificato dalla comunità nel WalterCon 2004. Il nome vuole riflettere l'eleganza e la semplicità della piattaforma BeOS. Il nome inoltre cita i particolari messaggi di errore di NetPositive, il web browser di BeOS e di molti altri programmi per BeOS.

I server e le API (conosciute collettivamente con il nome di kits) sono sviluppati da un insieme di sviluppatori volontari che affascinati dal sistema mantengono in vita il progetto. Attualmente alcune parti del progetto sono considerate complete mentre altre sono nella fase di beta o di sviluppo.

Il kernel di Haiku è basato su un fork di NewOS, il kernel originariamente sviluppato da Travis Geiselbrecht, uno degli sviluppatori di BeOS. Attualmente il kernel viene ritenuto completo e utilizzabile in un sistema operativo.

Nelle settimane che vanno tra marzo e aprile 2005 il progetto ha posato alcune delle pietre miliari tra le quali il funzionamento delle prime applicazioni grafiche che utilizzano Haiku, come il suo primo web browser. Le applicazioni si avvantaggiano dell'accelerazione grafica e sia le librerie che i programmi che i driver sono stati sviluppati da zero, non fanno uso del codice originale del BeOS e quindi sono totalmente liberi da ogni licenza.
Il primo aprile 2008, dopo circa sette anni di sviluppo incessante, gli sviluppatori hanno annunciato che è possibile compilare Haiku da se stesso. Ciò viene comunemente definito come Self Host, e porta ad una maggiore semplicità nello sviluppo del sistema operativo perché consente di farlo dal sistema stesso, senza utilizzarne altri.

Durante la prima settimana di settembre 2008 sembrava che ci sarebbe stato l'imminente rilascio della prima alpha in occasione del diciannovesimo BeGeistert denominato, con un voluto gioco di parole, "Alphaville", la notizia è stata poi smentita dai fatti. L'evento si è tenuto a Dusseldorf nei giorni tra il 13 ed il 17 ottobre.

Il 14 settembre 2009, è stata finalmente rilasciata la prima alpha denominata "Haiku R1 Alpha1". È possibile quindi scaricare l'iso del sistema per testarla come live cd o installandola anche su hardware reale.
fonti: Wikipedia & Haiku

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Berry Linux,distribuzione Linux avviabile da CD, con riconoscimento automatico dell'hardware.

Berry Linux è una distribuzione Linux avviabile da CD, con riconoscimento automatico dell'hardware e supporto per molte schede grafiche, audio e dispositivi SCSI e USB .

Berry Linux può essere usata come demo di Linux, CD educazionale, sistema di recupero. Pur non essendo necessario installare nulla per vederla in azione, può essere installata su Hard Disk (necessita di 1.7GB di spazio su disco).

Berry Linux è basata su Fedora. Si addice all'uso domestico per utenti esperti e non.


Requisiti minimi di sistema:

* CPU Intel-compatibile (i686 osuccessivi)
* 20 MB di RAM in modalità testo, 96 MB in modalità grafica con KDE (suggeriti 128 MB di RAM per l'uso dei vari prodotti da ufficio)
* Lettore CD-ROM di boot, o un floppy di boot e CD-ROM standard(IDE/ATAPI or SCSI)
* Scheda grafica Standard SVGA-compatibile
* Mouse seriale o PS/2 o mouse USB IMPS/2-compatibile

Tempi e opzioni di avvio.

Al boot il sistema offre diverse opzioni tra cui l'uso della lingua inglese, l'avvio in versione testuale ed altre. Nella mia prova il sistema è stato avviato per l'uso della lingua inglese e dal momento dell'avvio al completamento sono trascorsi meno di due minuti. Tutte le periferiche sono state riconosciute e configurate.

Ambiente grafico e aspetto.

La distro usa KDE come Desktop Environment e fa un largo uso di fotografie di frutti di bosco ed elementi floreali. Anche la bootsplash si avvale di icone particolari e a desktop completato, fanno mostra di se niente meno che l'icona di Internet Explorer (orrore!!!) e l'icona della mela morsicata tipica di Apple. Il desktop è affollato di icone e l'immagine dello sfondo mostra due fiori gialli un po' sfumati. L'intera distro ha un aspetto giocattoloso e un tantino bambinesco, ma quello che serve non manca.
Dotazioni software

La distro è ricca e moderna, ma l'organizzazione del menu principale è a dir poco caotica e ripetitiva. Lo sviluppatore si è dato molto da fare per far sapere che è preinstallato Wine e nel menu principale la voce ad esso relativo è presente ben tre volte (una diretta e due sotto altre voci).

Comunque la distro è munita del seguente software:

* Kernel 2.6.20.7 SMP + ndev/udev + bootsplash
* squashfs 3.2-r2
* unionfs 2.0
* fuse 2.6.3 + sshfs + ntfs-3g
* ndiswrapper 1.38
* madwifi 0.9.2.1
* xorg-x11-drv-nvidia 1.0.9629
* xorg-x11-drv-fglrx 8.29.6
* glibc 2.5
* gcc 4.1.1
* kudzu 1.2.67
* hwdata 0.199
* InitNG 0.6.7 (+initng è per isplash)
* Busybox 1.2.2.1

Berry e le applicazioni

Applicazioni:

* KDE 3.5.6 (Fedora Core 6/Stable)
* AIGLX/X.Org 7.1 + Beryl 0.2.0
* Rasp-UI 0.04 (WindowManager)
* OpenOffice 2.2 (Giapponese e Inglese)
* Audacious 1.1.2
* GIMP Version 2.2.13 (Gnu Image Manipulation Program)
* MPlayer 1.0rc1
* Xine 0.99.4 (xine-lib 1.1.5)
* Kaffeine 0.7.1
* K3b 0.12.17
* Digikam 0.8.2
* Firefox 1.5.0.11 (Giapponese e Inglese)
* Thunderbird 1.5.0.9 (Giapponese e Inglese)
* Sylpheed 2.3.1 (Giapponese e Inglese)
* Whiz 0.54 (Lepus) + Kimera 1.40
* Timidity++ 2.13.2
* Inkscape 0.43
* Tvtime 0.9.15
* Samba 3.0.24
* Wine 0.9.32
* KPDF 0.5.5
* TextMaker & PlanMaker
* Vi IMproved 7.0
* SIM 0.9.4
Giochi:

* Miss Driller 0.05
* Mine Sweeper 0.01
* Zsnes 1.42 & Packman

Come potrete osservare il software non manca e si può di certo affermare che Berry è un sistema adeguato a molte necessità, tuttavia il caos che regna nel menu principale rende lo sfruttamento di tanto materiale un po' difficile. Nella mia esperienza è successo qualcosa che non ha precedenti. All'avvio di Beryl il sistema non fa altro che spegnersi improvvisamente sebbene altri sistemi provvisti di questo gestore delle finestre abbiano funzionato egregiamente.

Usabilità.

Il sistema ha una usabilità un po' precaria. Il menu principale è suddiviso in modo caotico per cui ci sono voci ridondanti e disposizioni poco logiche. La scrivania mostra troppe icone ed una di queste crea false illusioni. Si tratta dell'icona di Internet Explorer che una volta cliccata fa partire Firefox creando nell'utente novizio la sensazione di essere stato raggirato e confuso. Anche l'assenza dell'icona dell'installer fa si che il sistema siapercepito come non installabile. Nella taskbar è presente l'icona tipica di Apple che apre il menu principale. Oltre che di cattivo gusto, crea ancora una volta l'illusione di avere a che fare con un sistema diverso da Linux o con funzioni e comportamento tipici di un altro sistema. La presenza di Wine mostra come l'autore del sistema abbia improntato la sua opera per far trovare agli utenti Windows il modo di avere i programmi preferiti.
Pregi:

* Ottimo sistema di recupero files
* Sistema dimostrativo delle capacità di Linux
* Aspetto curato
* Ottima compatibilità con i laptop

Difetti:

* Il sistema ha una grafica troppo "giocattolosa"
* Il menu principale è male organizzato
* Beryl non funziona
* Sono presenti icone inappropriate
* Nel menu di chiusura non è disponibile la possibilità di riavvio.


Screenshots:

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